LE ACQUE GELIDE
E se un giorno,
quando l’inverno rincaserà
con il suo manto gelido
con il suo manto gelido
e il vento spazzerà
ogni granello superfluo.
ogni granello superfluo.
Se in quella atmosfera
pavida e rarefatta,
pavida e rarefatta,
quanto un passerotto
appena uscito dal suo guscio,
appena uscito dal suo guscio,
inaspettatamente mi venissi incontro.
Laggiù
vicino alla riva del tormento
vicino alla riva del tormento
ove si calano i tramonti
e i cieli assumono i colori più lucenti.
Ove gli scogli si fanno custodi
di infiniti lamenti.
In quella regione senza ragione,
ove la luce si fa notte
e i sogni simboleggiano la morte.
e i sogni simboleggiano la morte.
Perché sono fantasie
in cui risuona ogni parola.
in cui risuona ogni parola.
Sono lamenti fatti di spine,
sguardi che equivalgono a dardi.
In questo putiferio,
ormai consumata dalla violenza
dello spavento,
dello spavento,
non t’inseguo.
Ti lascio lì,
tra i turbinii delle onde
e le sassose coste.
tra i turbinii delle onde
e le sassose coste.
Fatte di pietre insensibili,
aspre e gelide
aspre e gelide
quanto l’egemonia della tua boria.
Le mie visioni sono abbagli,
fraintendimenti fatti di stenti.
Sono le spirali tipiche degli uragani:
sorgono dal litorale
per poi successivamente
dissolversi lentamente
dissolversi lentamente
tra le acque gelide
che inondano la mia mente.
che inondano la mia mente.
Monica Castagnotto
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Poesia Finalista per l'anno 2009 Premio Dell’Arco XIII edizione